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L’EVENTO

Rivivi le emozioni dell’evento con il documentario ufficiale.

Il primo appuntamento è stato venerdì 14 aprile, dalle ore 9.00 alle 13.00, nelle scuole secondarie di I grado di Bergamo: qui, i giovani protagonisti hanno messo in scena uno spettacolo riservato ai singoli plessi e ai quartieri della città.

L’appuntamento aperto alla città e alle famiglie è stato fissato per il giorno seguente: sabato 15 aprile, grazie a un grande evento teatrale nel cuore della nostra città, ha piovuto bellezza tra le strade di Bergamo.

Immaginate una piazza invasa da millemila ombrelli bianchi. 

Immaginate una città che si ferma, incuriosita, per capire cosa succede. 

Immaginate centinaia di voci diverse che sussurrano parole in sordina. 

Qualche ombrello si alza e lascia intravedere giovani sguardi. Sguardi che invitano all’incontro. 

Sono i ragazzi e le ragazze delle città. 

È il giorno in cui hanno convocato tutti per farsi ascoltare.

Sanno che non capita spesso. Mai, direbbe qualcuno.

Ma loro sono pronti.

Un flashmob teatrale, in cui oltre 1.500 studenti e studentesse, guidati dal Teatro dell’Argine, compagnia teatrale bolognese che ha curato la regia dell’evento, han dato vita a un’esibizione unica che ha animato l’intera piazza Giacomo Matteotti e le aree limitrofe. Un evento conclusivo di grande impatto, aperto a tutti e gratuito, che, all’interno dell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ha voluto suscitare nella città interesse e attenzione verso i ragazzi.

A partire dalle ore 16:30 Piazza Matteotti è stata inondata da una pioggia di ombrelli bianchi sotto i quali i protagonisti dello spettacolo hanno dato forma ad espressione ai loro pensieri:

cos’è la bellezza per un adolescente? cosa vede una tredicenne nel suo domani? cosa vorrebbe per il futuro dalla sua città? e dalla propria scuola?Queste alcune domande da cui Pioverà Bellezza è partita per portare lo spettatore in viaggio nei mondi, nei sogni e nelle speranze dei ragazzi d’oggi.

Un evento teatrale unico e corale in cui è stato possibile assaporare, per un pomeriggio, la bellezza attraverso gli occhi degli adolescenti.

Pioverà Bellezza è un progetto di teatro dell’Assessorato Istruzione Comune di Bergamo

coni ragazzi e le ragazze delle classi II e III di 14 scuole secondarie di I grado di Bergamo
a cura diMaria Grazia Panigada e Teatro dell’Argine
organizzazione generaleJessica Bruni
organizzazioneMichela Mannari
laboratori nelle scuole e regia gruppi a cura diErbamil, La Pulce, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento e Teatro Prova
regia evento finale a curaAndrea Paolucci
sponsorPerletti – Ombrelli per Passione
Intervento su trampoli diStefano Emilio Ulivieri, Yuri Carminati, Elisa Vignolo e Lunaridens
con il supporto diATB – Azienda Trasporti Bergamo

nell’ambito di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

Si ringraziano i volontari del CSV di Bergamo, le scuole che hanno preso parte al progetto, i docenti e le famiglie.

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Note di regia

Immaginate una piazza invasa da migliaia di ombrelli bianchi. 

Immaginate una città che si ferma, incuriosita, per capire cosa succede. 

Immaginate centinaia di voci diverse che da sotto le calotte sussurrano parole in sordina. 

Bisogna avvicinarsi per sentire meglio. 

Qualche ombrello si alza e lascia intravedere giovani sguardi. Sguardi che invitano all’incontro. 

Sono i ragazzi e le ragazze delle città. 

Hanno lavorato due anni e ora sono pronti a raccontarci quello che hanno immaginato per sé e per la loro comunità. C’è chi ha preparato un breve racconto, chi un disegno, chi semplicemente ha lasciato il segno del proprio esserci agganciato a un ombrello.

Sanno che oggi è un giorno importante.

È il giorno in cui hanno convocato tutti per farsi ascoltare.

Basterà? Sanno che non capita spesso. Mai, direbbe qualcuno.

Ma loro sono pronti.

Sanno che il loro agire è inarrestabile e la loro sete sarà appagata.

La siccità degli ultimi anni sta per finire.

Sanno che pioverà.

Pioverà bellezza.  

Sognano.

Credono. 

Osano. 

Oh sì! Sono pronti!

E voi?

E così, dopo due anni e centinaia di ore passate in classe con più di 1.500 ragazzi e ragazze preadolescenti di Bergamo, siamo arrivati al momento finale.

Fin dal primo giorno, fin dalla prima riunione, è stato evidente a tutti noi (assessorato, compagnie, organizzatori e direzione artistica) che questo fosse il progetto giusto nel momento giusto con il giusto obiettivo. Dopo due anni di pandemia, di esperienze mancate, di relazioni esplose e di webcam e sguardi sempre più spenti ci sembrava fosse arrivato il momento di chiedere a questi ragazzi e a queste ragazze “come stai?”. E di fronte alle risposte incerte e ai facili “bene grazie” provare a cogliere nei silenzi, nelle frequenti distrazioni, negli improvvisi cali di energia la presenza di un disagio o anche solo di una tendenza o di un vuoto.

Ne è nato un viaggio d’ascolto, dove il teatro è stato il grimaldello per aprire quei silenzi e per cogliere quei non detti. E credetemi se vi dico che questo viaggio è stato costellato di risate, emozioni, sorrisi e sogni ad occhi aperti. Di bellezza insomma. Anche quando abbiamo pianto. Anche quando è sembrato impossibile superare i muri che molti di loro hanno eretto in questi anni così difficili.

Nelle prossime ore è possibile che incontriate qualche dodicenne con un ombrello bianco aperto in mano. Se avete un minuto di tempo (un minuto o poco più, promesso!) avvicinatevi. Magari infilatevi sotto quell’ombrello e restate in silenzio e in ascolto. Scoprirete mondi segreti e visioni di futuro, parole leggere e qualche macigno ancora da sgretolare, sguardi che sciolgono i cuori e altri che li spezzano. Ma scoprirete comunque che per molti di questi giovani bergamaschi, le nuvole si stanno finalmente diradando e la bellezza sta tornando a essere a portata di mano.

La consegna appariva semplice.

Un attore e uno spettatore si incontrano sotto un ombrello. E in quello spazio scenico così intimo e particolare avviene la magia del teatro. Sessanta secondi. Forse qualcosa di più, forse qualcosa di meno. Un minuto moltiplicato per dieci, cento, millecinquecento. Uno, dieci, millecinquecento micro storie, veloci performance, momenti di pura coreografia o piccole esposizioni e installazioni. Ogni arte vale quando vogliamo raccontare chi siamo e cosa sogniamo. Appariva semplice, dicevamo, la consegna… ma chiunque abbia a che fare con un dodicenne sa bene che non è così semplice chiedergli di fare un passo avanti, uscire dal branco, abbassare il cappuccio della felpa e metterci la faccia. A quell’età il giudizio degli altri è un cannone puntato sulla propria autostima. E chi ha il coraggio di aprirsi, di alzarsi dalla sedia e di fronte ai propri compagni dire qualcosa di personale? Chi? Nessuno ovviamente. È qui che la professionalità, la sensibilità e l’enorme esperienza degli artisti delle compagnie coinvolte nel progetto ha fatto la differenza. Con pazienza e mestiere (che bella parola “mestiere”, che sa di artigianato e bottega, di saperi tramandati e dove il tempo porta sapienza e non obsolescenza…), con pazienza e mestiere dicevo, una ventina di teatranti si è messa al servizio di questi ragazzi e di queste ragazze. E con gli strumenti dell’arte, della poesia, della musica e del racconto hanno iniziato a scardinare paure e imbarazzi e a creare quel luogo sicuro e protetto dove piano piano molti si sono infine aperti e confidati. Sono nati così non solo le piccole performance sotto gli ombrelli ma anche l’Abbecedario della Felicità e l’Abbecedario della Paura: due elenchi di 26 parole ciascuno (una per ogni lettera dell’alfabeto) che rispondevano a due precise domande: cosa mi dà serenità e cosa mi crea disagio e ansia. 

Ne è venuta fuori una mappa dei desideri e dei timori di questa generazione, che ci fa capire come, al di là delle singole esperienze, ci siano dei minimi comuni denominatori che disegnano delle traiettorie comuni. E se tra le cose che regalano emozioni la A di Amici se la gioca con la A di Atalanta, più interessante per lo sguardo adulto è vedere che trova consensi, tra le parole che fanno male, la V di Vuoto o la F di Famiglia.

Un viaggio, lo abbiamo definito. Lo è stato per noi e i ragazzi negli ultimi due anni e lo sarà per voi, cari spettatori negli appuntamenti finali del progetto. E come ogni viaggio che si rispetti, anche questo ha dei consigli per chi si appresta alla partenza.

Andrea Paolucci

Teatro dell’Argine

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